Sebbene il processo sia interessante, il punto d’arrivo del ragionamento scientifico resta ambiguo: non si può affermare se viene prima l’uovo o la gallina, se il provare emozioni positive sia permesso da bassi livelli di infiammazione o viceversa…
Ciò che invece è chiaro sta nel fatto che il ruolo della meraviglia come elemento essenziale dell’arte è un dato acquisito da tempo in ambito estetico. “Quel trattenere il fiato dalla meraviglia che è la risposta estetica primaria” (Hillman), la percezione sensoriale definita dai greci aisthesis e che rimanda al termine “inspirazione”, è il “processo di accoglienza e di interiorizzazione che trasforma la materia prima dell’esperienza”. Tutto il testo L’arte fuori di sé di Balzola-Rosa tratta dell’importanza di “unire i sensi al senso”, dell’arte come bastimento che “disincaglia i sensi” e ci riporta a una dimensione creativa della vita. La meraviglia dell’arte, inoltre, è a doppio senso: con le dovute differenze, chi la produce e chi la fruisce gioisce della stessa panacea, un guizzo di vita che scaturisce dal più profondo mistero dell’origine.
Sentire la vita, i picchi di emozione, i laghi di calma piatta e il niente che ci sta in mezzo, potrebbe essere uno dei modi per definire l’arte e la sua utilità in campo sociale. Vero è che da lì a venderla in farmacia, il passo è breve…
La meraviglia come antinfiammatorio
08/01/2017 emanuela arte terapia, blog, commento articolo BLOG, RECENSIONI
Su uno dei portali dell’Università di Berkeley (il Berkeley News), leggo un articolo il cui titolo ne è già l’assunto “Add nature, art and religion to life’s best anti-inflammators” (February 2, 2015). Sapere che si possono toccare con mano gli effetti fisici di un puro concetto di “buon senso” mi diverte e in parte mi conforta. Sorrido al fatto che di tanto in tanto l’arte acquisti dignità di strumento terapeutico, quando in realtà è molto più di questo: all’origine, l’arte è creazione, perciò incarna il senso misterioso della vita.
Oh là là, Emanuela Genesio’s drawing
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Il succo è questo: “Researchers have linked positive emotions – especially the awe we feel when touched by the beauty of nature, art and spirituality – with lower levels of pro-inflammatory cytokines, which are proteins that signal the immune system to work harder”. Più precisamente, sono stati fatti due esperimenti che hanno coinvolto oltre 200 giovani ai quali è stato chiesto di riportare su un diario le emozioni positive vissute (gioia, meraviglia, divertimento…). Attraverso analisi delle mucose orali, si è potuto confermare che coloro i quali avevano vissuto più emozioni “positive” avevano i livelli più bassi di interleuchine (IL).
Lasciando da parte la questione della definizione piuttosto relativa di “emozione positiva” (ciò che più m’intriga in realtà), per capirci un po’ di più, è sufficiente scoprire che le IL sono dei mediatori dell’infiammazione responsabili dei cambiamenti d’umore. Sono sostanze che suggeriscono al cervello di andare in “risparmio di energia” e tono basso d’umore allorché c’è da combattere un’infezione. Esse attivano un segnale che arriva dritto all’ipotalamo che a sua volta rilascia un ormone, l’ACTH, che a sua volta rilascia il cortisolo, l’ormone dello stress (eccoci arrivati!). Oltre ad altri effetti, queste sostanze provocano la riduzione dei livelli dei due ormoni tiroidei (T3 e T4) che innescano un risposta “low profile” rispetto agli stimoli esterni.
Sebbene il processo sia interessante, il punto d’arrivo del ragionamento scientifico resta ambiguo: non si può affermare se viene prima l’uovo o la gallina, se il provare emozioni positive sia permesso da bassi livelli di infiammazione o viceversa…
Ciò che invece è chiaro sta nel fatto che il ruolo della meraviglia come elemento essenziale dell’arte è un dato acquisito da tempo in ambito estetico. “Quel trattenere il fiato dalla meraviglia che è la risposta estetica primaria” (Hillman), la percezione sensoriale definita dai greci aisthesis e che rimanda al termine “inspirazione”, è il “processo di accoglienza e di interiorizzazione che trasforma la materia prima dell’esperienza”. Tutto il testo L’arte fuori di sé di Balzola-Rosa tratta dell’importanza di “unire i sensi al senso”, dell’arte come bastimento che “disincaglia i sensi” e ci riporta a una dimensione creativa della vita. La meraviglia dell’arte, inoltre, è a doppio senso: con le dovute differenze, chi la produce e chi la fruisce gioisce della stessa panacea, un guizzo di vita che scaturisce dal più profondo mistero dell’origine.
Sentire la vita, i picchi di emozione, i laghi di calma piatta e il niente che ci sta in mezzo, potrebbe essere uno dei modi per definire l’arte e la sua utilità in campo sociale. Vero è che da lì a venderla in farmacia, il passo è breve…
Nota per gli chi pratica l’arte contemporanea: Pharmacy di Damien Hirst non ha un grande effetto antinfiammatorio, né contiene altre miracolosi medicamenti farmaceutici.
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