Che il corpo sia in movimento o immobile è relativo. Contemplare è ascolto e azione, sincronicità (da qui l’origine del termine che deriva “dall’antica arte della divinazione, in cui un augure tracciava un templum quadrangolare nel cielo con un bastone per osservare i corvi che vi passavano attraverso”). Contemplare è vedere se stessi e al tempo stesso annullarsi, il bianco e il nero insieme e divisi: “nulla è più luminoso del sole, grazie a cui ogni cosa diviene manifesta. Eppure, se alla sera il sole non tramontasse, o se l’ombra non lo velasse, nessuno si renderebbe conto che sulla faccia della Terra esiste qualcosa come la luce” (Al-Gahzali, X secolo, citato da Viola).
La contemplazione a una manifestazione dell’immagine che non ha bisogno di spazio e tempo. È uno spazio astratto, inteso come dimensione senza misura, in cui coesistono l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Esistono meravigliose approssimazioni fisiche dell’astrazione: stati di nebbia intensa, condizioni di luce in cui la prospettiva sfuma, o inganni ottici come i miraggi…
Nero Video, Bill Viola (Part 4)
08/07/2017 emanuela blog, commento libro BLOG, RECENSIONI
Nero Video
Contemplazione. Uno stato in cui mente, coscienza, percezione dei sensi sono attivi e in equilibrio.
L’ultima immagine
Che il corpo sia in movimento o immobile è relativo. Contemplare è ascolto e azione, sincronicità (da qui l’origine del termine che deriva “dall’antica arte della divinazione, in cui un augure tracciava un templum quadrangolare nel cielo con un bastone per osservare i corvi che vi passavano attraverso”). Contemplare è vedere se stessi e al tempo stesso annullarsi, il bianco e il nero insieme e divisi: “nulla è più luminoso del sole, grazie a cui ogni cosa diviene manifesta. Eppure, se alla sera il sole non tramontasse, o se l’ombra non lo velasse, nessuno si renderebbe conto che sulla faccia della Terra esiste qualcosa come la luce” (Al-Gahzali, X secolo, citato da Viola).
La contemplazione a una manifestazione dell’immagine che non ha bisogno di spazio e tempo. È uno spazio astratto, inteso come dimensione senza misura, in cui coesistono l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Esistono meravigliose approssimazioni fisiche dell’astrazione: stati di nebbia intensa, condizioni di luce in cui la prospettiva sfuma, o inganni ottici come i miraggi…
La bellezza del breve saggio che ci ha tenuti occupati per più puntate sta nella capacità di raccontarci questa contraddizione. Ma anche nella forza di affermare che alla fine dei conti, del prima e del dopo l’immagine non ci è dato sapere. Viola prova una sorta di empatia verso gli strumenti che usa per produrre immagini. Le telecamere sono uno dei mezzi per giocare con il mistero che pervade l’universo. “Ecco – ci dice –, esiste il nero video, come quello della dissolvenza. Poi c’è la neve, quando l’apparecchio è collegato, ma il segnale assente, come la schermata vuota e scura del monitor. Infine, c’è il nulla, quando la spina è staccata e l’apparecchio spento”. Attraverso uno strumento “freddo” come la macchina da ripresa, la coscienza è sollecitata a compiere un passaggio, trasformando lo strumento in un vero e proprio medium. Finché siamo in terra, la mente e il corpo sono gli strumenti che abbiamo per stare in quei passaggi. L’arte e lo yoga possono essere i canali per rendere effettivi quegli strumenti, usarli bene.
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