Quando incontro la raffinatezza mista a ironia di Munari, mi è chiaro come si dovrebbero fare le cose. Quelle cose che uniscono tradizione e contemporaneo, serietà e leggerezza, cultura colta e sapere popolare. Quelle cose, cioè, che mi piacciono di più.
Speak italian, The fine art of the gesture, un librino di Bruno Munari (industrial designer, artista, innovatore della didattica nel campo creativo, geniale inventore nella grafica editoriale) che uscì la prima volta fuori commercio nel 1958 e poi per i tipi di Muggiani nel 1963 con il geniale titolo di Supplemento al dizionario italiano, si trova oggi ripubblicato bilingue per la Chronicle Books (2005, San Francisco).
Vorrei dire come mi è giunto tra le mani.
Per la scuola Hari-om capita che parli di Mudra. Ogni volta che mi cimento in questa lezione, ripropongo l’importanza del gesto come linguaggio universale, del carattere stereotipo di alcune posizioni del corpo, e delle mani in particolare, nella comunicazione tra esseri umani.
Ogni volta ci si diverte a comparare i gesti più comuni tipicamente italiani agli antichi mudra indiani, meravigliandosi di quanto alcune somiglianze siano pericolosamente lampanti.
Recentemente, poi, durante uno dei Teacher Training Hari-om in cui una ragazza italiana vissuta in Australia raccontava del suo tentativo di far passare laggiù il linguaggio italiano delle mani, mi rendevo conto di come sarebbe potuto essere interessante un lavoro che facesse dialogare l’Italia e l’India a partire da quelle coincidenze.
Speak italian, i mudra di Munari
03/03/2017 emanuela arte e design, blog, commento libro, mudra BLOG, RECENSIONI
Speak italian: i mudra italiani attraverso l’intramontabile Munari
Quando incontro la raffinatezza mista a ironia di Munari, mi è chiaro come si dovrebbero fare le cose. Quelle cose che uniscono tradizione e contemporaneo, serietà e leggerezza, cultura colta e sapere popolare. Quelle cose, cioè, che mi piacciono di più.
Speak italian, The fine art of the gesture, un librino di Bruno Munari (industrial designer, artista, innovatore della didattica nel campo creativo, geniale inventore nella grafica editoriale) che uscì la prima volta fuori commercio nel 1958 e poi per i tipi di Muggiani nel 1963 con il geniale titolo di Supplemento al dizionario italiano, si trova oggi ripubblicato bilingue per la Chronicle Books (2005, San Francisco).
Vorrei dire come mi è giunto tra le mani.
Per la scuola Hari-om capita che parli di Mudra. Ogni volta che mi cimento in questa lezione, ripropongo l’importanza del gesto come linguaggio universale, del carattere stereotipo di alcune posizioni del corpo, e delle mani in particolare, nella comunicazione tra esseri umani.
Ogni volta ci si diverte a comparare i gesti più comuni tipicamente italiani agli antichi mudra indiani, meravigliandosi di quanto alcune somiglianze siano pericolosamente lampanti.
Recentemente, poi, durante uno dei Teacher Training Hari-om in cui una ragazza italiana vissuta in Australia raccontava del suo tentativo di far passare laggiù il linguaggio italiano delle mani, mi rendevo conto di come sarebbe potuto essere interessante un lavoro che facesse dialogare l’Italia e l’India a partire da quelle coincidenze.
Poi mi è arrivato il libretto Speak italian, proprio da una delle persone che ha seguito la lezione, con una dedica che sarebbe piaciuta a Munari: “Italian Mudras: ce la caviamo bene anche noi…”.
Quel testo non lo conoscevo, pur avendone guardati, letti e studiati tanti dello stesso autore. E il ritrovare lo stile pulito di Munari anche per quel tema non ha smorzato la sorpresa.
Munari non spiega, mostra. E lo fa attraverso una ricerca della bellezza veicolata dall’essenzialità. Il testo è composto da una brevissima introduzione e una serie di immagini con didascalia. Nella prima, Munari cita le sue fonti e l’origine napoletana della tradizione, con uno stile filologico eppure lontanissimo dall’erudito. Nella seconda, succinte legende lasciano parlare le fotografie dei gesti, di certo datate (sessant’anni fa), ma non per questo meno curate nel taglio e nella scelta dello sfondo neutro.
Attraverso questo librino, ho conferma che una ricerca sugli “Italian Mudras” sarebbe una bella avventura. Gli output potrebbero essere diversi dal libro (una serie di video per esempio), ma l’impronta munariana nello stile non potrebbe mancare.
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