Alcune parole di WisƗawa Szymborska pubblicate nel libretto La prima frase è sempre la più difficile, sono esattamente come le sue poesie: semplici, piene di senso, ironiche e intime.
Il libretto (Terre di Mezzo Editore) si compone di una riflessione sul Poeta e il mondo e poi di un’intervista rilasciata a Dean E. Murphy del “Los Angeles Times” dopo il conferimento del Nobel per la letteratura nel 1996. Da entrambe le sezioni, estrapolo alcune frasi perché passi qualcosa del suo scrivere a chi non la conosce. L’ironia è cosa rara. In Szymborska è naturale: “in un discorso, la prima frase è sempre la più difficile. Ebbene, la prima è comunque andata”. L’ironia è risultato di un distacco e di una conoscenza appuntita di se stessi. Quando l’intervistatore le fa presente che alcuni critici definiscono la sua scrittura al limite dello scostante, mentre lei si considera intima e personale, l’autrice polacca risponde così: “la natura di ciascuno di noi è molto ricca e tutti possiamo guardare con obiettività alle cose, da una distanza, e al contempo avere qualcosa di più personale da dire”.
La sua scrittura è piena di senso. Szymborska usa il condizionale spesso, ma dove può prende posizione: “in questa nostra epoca chiassosa è molto più facile ammettere i propri difetti, soprattutto se ben infiocchettati, che riconoscere i propri meriti, perché questi ultimi sono nascosti in profondità e noi per primi non ci crediamo del tutto”. Sottolinea che il “non so” è “solo una frasetta, ma vola su ali possenti. Espande le nostre vite, abbracciando gli spazi dentro di noi e le distese esteriori in cui il nostro piccolo pianeta fluttua sospeso”.
C’è qualcosa di pudico nella scrittura di Szymborska che è prezioso: poesia “feriale” l’ha definita Elisabetta Rasy; “si nutre della quotidianità, anche della meno appariscente” aggiunge Pietro Marchesani (prefazione alla raccolta Attimo, Libri Scheiwiller). Usa la prima persona, perché sarebbe disonesto non farlo, ma per mettere in rilievo l’incontro con il mondo e l’inevitabile confronto con la meravigliosa banalità che accomuna tutti quanti: “Sono quella che sono./ Un caso inconcepibile/ come ogni caso” (da Nella moltitudine).
Seguono alcuni passaggi da Qualche parola sull’anima
“L’anima la si ha ogni tanto. Nessuno la ha di continuo e per sempre.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno possono passare senza di lei. […]
Di rado ci dà una mano in occupazioni faticose, come spostare mobili, portare valigie o percorrere le strade con scarpe strette.
Quando si compilano moduli e si trita la carne di regola ha il suo giorno libero. […]
Gioia e tristezza non sono per lei due sentimenti diversi. È presente accanto a noi solo quando essi sono uniti.
Possiamo contare su di lei quando non siamo sicuri di niente e curiosi di tutto.
Tra gli oggetti materiali le piacciono gli orologi a pendolo e gli specchi, che lavorano con zelo anche quando nessuno guarda.
Non dice da dove viene e quando sparirà di nuovo, ma aspetta chiaramente simili domande.
Si direbbe che così come lei a noi, anche noi siamo necessari a lei per qualcosa.”
Szymborska, il canto della semplicità
17/04/2016 emanuela blog, commento libro, poesia BLOG, RECENSIONI
Alcune parole di WisƗawa Szymborska pubblicate nel libretto La prima frase è sempre la più difficile, sono esattamente come le sue poesie: semplici, piene di senso, ironiche e intime.
Il libretto (Terre di Mezzo Editore) si compone di una riflessione sul Poeta e il mondo e poi di un’intervista rilasciata a Dean E. Murphy del “Los Angeles Times” dopo il conferimento del Nobel per la letteratura nel 1996.
Da entrambe le sezioni, estrapolo alcune frasi perché passi qualcosa del suo scrivere a chi non la conosce.
L’ironia è cosa rara. In Szymborska è naturale: “in un discorso, la prima frase è sempre la più difficile. Ebbene, la prima è comunque andata”. L’ironia è risultato di un distacco e di una conoscenza appuntita di se stessi. Quando l’intervistatore le fa presente che alcuni critici definiscono la sua scrittura al limite dello scostante, mentre lei si considera intima e personale, l’autrice polacca risponde così: “la natura di ciascuno di noi è molto ricca e tutti possiamo guardare con obiettività alle cose, da una distanza, e al contempo avere qualcosa di più personale da dire”.
La sua scrittura è piena di senso. Szymborska usa il condizionale spesso, ma dove può prende posizione: “in questa nostra epoca chiassosa è molto più facile ammettere i propri difetti, soprattutto se ben infiocchettati, che riconoscere i propri meriti, perché questi ultimi sono nascosti in profondità e noi per primi non ci crediamo del tutto”. Sottolinea che il “non so” è “solo una frasetta, ma vola su ali possenti. Espande le nostre vite, abbracciando gli spazi dentro di noi e le distese esteriori in cui il nostro piccolo pianeta fluttua sospeso”.
C’è qualcosa di pudico nella scrittura di Szymborska che è prezioso: poesia “feriale” l’ha definita Elisabetta Rasy; “si nutre della quotidianità, anche della meno appariscente” aggiunge Pietro Marchesani (prefazione alla raccolta Attimo, Libri Scheiwiller). Usa la prima persona, perché sarebbe disonesto non farlo, ma per mettere in rilievo l’incontro con il mondo e l’inevitabile confronto con la meravigliosa banalità che accomuna tutti quanti: “Sono quella che sono./ Un caso inconcepibile/ come ogni caso” (da Nella moltitudine).
Seguono alcuni passaggi da Qualche parola sull’anima
“L’anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.
Giorno dopo giorno,
anno dopo anno
possono passare senza di lei. […]
Di rado ci dà una mano
in occupazioni faticose,
come spostare mobili,
portare valigie
o percorrere le strade con scarpe strette.
Quando si compilano moduli
e si trita la carne
di regola ha il suo giorno libero. […]
Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi.
È presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.
Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.
Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.
Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.
Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa.”
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