Seconda mostra di Emanuela Genesio e Francesca Marengo sul tema Orizzonte Atmosfera
a cura di Riccardo Zelatore
Nel tentativo di distillare l’essenza di “Orizzonte Atmosfera“, la nuova mostra che si apre il 24 maggio a Celle Ligure in Traumfabrik e che vede le artiste Emanuela Genesio e Francesca Marengo intrecciare i loro sguardi e i loro gesti, ci siamo soffermati su un pensiero che ci ha avvolto come nebbia mattutina e che ci è parso un valido incipit al progetto.
L’orizzonte, quella linea sottile e sfuggente, dove il solido della terra si dissolve nel gassoso del cielo, accoglie il nostro corpo. Un abbraccio che non si vede, ma si sente, come l’atmosfera che avvolge la mente. La terra sotto i piedi, solida e inamovibile, ci ancora al presente, a questo istante fragile che è già passato. L’aria che respiriamo, gassosa e impalpabile, ci connette all’infinito, a ciò che non ha confini.
Il corpo, questo tempio di sensazioni, esplora il confine tra ciò che è tangibile e ciò che sfugge, tra il peso della materia e la leggerezza dell’anima. La mente, un universo in continua espansione, si perde nell’immensità dell’orizzonte, in quel punto dove solido e gassoso si fondono, dove la pace sembra possibile.
Questa mostra, sintesi di una collaborazione nata nel 2019 e da una ricerca a quattro mani, da discipline diverse che si incontrano e si fondono, prevede anche una residenza d’artista nella cittadina ligure. Un’esperienza che segna un’ulteriore soglia, un nuovo confine da esplorare e nuovi esiti da condividere nelle prossime occasioni.
Il tema dell’atmosfera, esplicitamente presente nel testo che ha accompagnato le narrazioni precedenti e sviluppato poeticamente nelle opere di entrambe, è il fil rouge estetico-semantico che consente raffronti e analogie tra le due autrici. È anche il nucleo da cui sono nati gli eventi, i talk, le performance e i libri d’artista che sono oggi testimonianza cronologica di questo progetto aperto.
Nella mostra, le opere pittoriche dell’una e le fotografie dell’altra si affiancano, come due silenzi che si ascoltano a vicenda. Non per dare forma solo a uno spazio poetico, ma per rivelare l’illusione di tale spazio. Perché ciò che percepiamo tra soggetto e oggetto non è un campo di spazio-tempo, ma un abisso di incertezza. Un’eco di domande senza risposta. L’artista dipinge il mondo come lo vede, la fotografa lo cattura come appare. Ma entrambi, nel loro tentativo di fissare l’effimero, si scontrano con la natura sfuggente della realtà. Il soggetto, con il suo sguardo carico di soggettività, deforma l’oggetto, lo trasforma in un’ombra di sé stesso. E l’oggetto, nella sua muta presenza, sfida il soggetto, lo costringe a confrontarsi con la propria limitatezza.